PCTO 2023 Liceo Sabin | elaborati finali
Giovani comunicatori per la città interculturale
“ITALIANI SI DIVENTA”, “IL “MIO SANGUE È ROSSO COME IL TUO, “IL RAZZISMO NELL SPORT, “OGNI LINGUA VALE” e “VIVA LA VARIETÀ”: sono i titoli delle campagne di comunicazione con cui si sono cimentati studentesse e studenti della classe del Liceo Sabin di Bologna che hanno preso parte al percorso di alternanza scuola-lavoro proposto dal Centro RiESco.
Divisi in 5 gruppi, i giovani hanno progettato #campagne di #comunicazione sui temi dell’#accoglienza, della #cittadinanza e della #sostenibilità globale. Affrontando il tema dei social media come strumento di comunicazione.
Ne è nato un portfolio di proposte di qualità che il Centro RiESco si impegna a diffondere attraverso i propri canali.
Questi nomi delle 5 agenzie: GENERAZIONALMENTE; L’UNIONE FA LA FORZA; We Are All Equal; Traduciamoci insieme; VUMP. E qui di seguito come hanno raccontato il loro lavoro.
GENERAZIONALMENTE >> #italianisidiventa
Con questa campagna puntiamo alla sensibilizzazione nei confronti di coloro che, pur avendo vissuto la maggior parte della propria vita in Italia nascendo in un’altro paese o da genitori stranieri in un ospedale italiano, non hanno al al giorno d’oggi la cittadinanza.
Vogliamo portare la storia di tre giovani: Ibtissam, Omar e Sonny.
Ibtissam ha 24 anni, è arrivata in Italia e vive a Bologna da quando ha 10 anni. Nonostante abbia fatto tutto il percorso di studi in Italia, elementari, medie e superiori, ancora non ha il diritto di poter avere la cittadinanza italiana, nonostante si senta italiana al 100%.
Omar ha 27 anni, è arrivato in Italia all’età di 14 anni per raggiungere la madre, e da lì è rimasto nel nostro Paese. Ha completato il secondo ciclo di studi diplomandosi in un istituto tecnico ad indirizzo metalmeccanico. Il suo sogno è entrare in Polizia, ma non avendo la cittadinanza il suo sogno è sfumato. Ad oggi, Omar non ha ancora la cittadinanza.
Sonny è nato in Italia da genitori stranieri. Vive, lavora, studia qui, ma non è italiano. Sono passati 13 anni da quando ha fatto domanda per la cittadinanza, e da lì non l’ha mai ricevuta. Per questo ha dovuto rinunciare a molte opportunità, tra cui entrare nella nazionale italiana di basket. Nonostante non conosca la lingua del Paese nativo dei suoi genitori e parli italiano, qui è considerato uno straniero.
Tutti e tre amano il nostro Paese, si sentono Italiani, e nel caso di Sonny parliamo di una persona nata in Italia ma senza cittadinanza italiana.
Cosa rende meno italiani di noi questi tre giovani?
Come loro, migliaia di giovani in tutta Italia.
La legge sulla cittadinanza italiana, ad oggi, consente solo la cittadinanza per ius sanguinis, per sangue: se nasco da genitori di “sangue italiano”, acquisisco la cittadinanza italiana. Se non ho il “sangue italiano”, devo optare per un’altra via: aspettare 5 anni vivendo stabilmente in Italia se sono cittadino UE, aspettare 10 anni vivendo stabilmente in Italia se sono un extracomunitario.
È arrivato il momento di cambiare la legge sulla cittadinanza italiana, renderla più accessibile e inclusiva. Perché italiani non si nasce, italiani si diventa.
#italianisidiventa
L’UNIONE FA LA FORZA >> #unitisiamopiùforti
Noi componenti di “L’unione fa la forza” sin da bambini abbiamo notato che i nostri coetanei provenienti da altri Paesi (con scarsa padronanza del linguaggio) sono oggetto di discriminazione, spesso involontaria. Per esempio, alle scuole medie, chi di noi aveva dei compagni che non conoscevano bene la lingua, ha notato che questi ragazzi erano spesso fuori dall’aula per seguire un programma a nostro parere inefficace per imparare la lingua italiana, perché crediamo che i ragazzi stranieri siano più invogliati a imparare la lingua se inseriti all’interno di un gruppo o comunque sicuramente non estraniati da quello che è il contesto scolastico in cui sono. Non stiamo dicendo che questi ragazzi vadano privati della loro cultura e del loro essere “stranieri”, perché una società multiculturale e in cui le differenze sono accettate e normalizzate è alla base della nostra campagna.
Combattiamo tutti insieme per eliminare stereotipi, false credenze e emarginazioni rivolte a coloro che provengono da altri Paesi e hanno scarsa padronanza della nostra lingua madre.
#ugualidiritti #unitisiamopiùforti #norazzismosiaccoglienza
WE ARE ALL EQUAL >> Il razzismo nell sport
Per promuovere la coesione sociale e trasmettere importanti valori, quali il fair play, il reciproco rispetto e la tolleranza, lo sport può essere uno strumento potente. Anche se si verificano fatti di razzismo anche in esso. Vi sono prove convincenti che il razzismo e la discriminazione razziale nello sport vanno oltre il
comportamento individuale o collettivo dei tifosi o episodi isolati di gesti razzisti e di osservazioni proferite, ad esempio, da sportivi, allenatori o dirigenti di club.
Jesse Owen fu il fenomeno dei Giochi olimpici di Berlino. Le sue quattro medaglie d’oro erano la dimostrazione più evidente di quanto fosse assurda la teoria della superiorità della razza ariana.
Alle Olimpiadi di Berlino del 1936, Hitler pensò di far vedere al mondo che il popolo ariano era la razza dominante. Jesse Owens dimostrò che aveva torto sigillando il suo posto nella storia delle Olimpiadi e diventando l’atleta di maggior successo ai Giochi del 1936. Owens diventò anche il primo americano a vincere quattro medaglie d’oro di atletica leggera in una singola Olimpiade (100 m, 200 m, staffetta 4×100 m e salto in lungo), un record durato 48 anni.
In generale, lo sport amatoriale soffre del razzismo ancor più dello sport professionistico. Gli arbitri e gli educatori non sono preparati ad affrontare il problema dello sport e si sentono abbandonati.
Con questa campagna noi vogliamo arrivare soprattutto ai tanti ragazzi che oggi praticano o sono appassionati di sport ricordando che non è il colore della pelle a rendere una persona più o meno brava nello sport e che lo sport è un momento di aggregazione, allegria e spensieratezza.
#everybodycounts #weareallequal
TRADUCIAMOCI INSIEME >> #ognilinguavale
La nostra azienda “Traduciamoci insieme”, la quale sostiene il plurilinguismo, si è concentrata principalmente sull’osservazione e lo studio di alcuni aspetti della società in cui viviamo. Abbiamo notato come le persone non possano sentirsi libere di esprimersi attraverso la loro lingua madre senza essere soggette a pregiudizi o stereotipi. Crediamo vivamente che questo aspetto della nostra società debba essere assolutamente rimosso per permettere a tutti di mostrare al mondo la propria lingua e la propria cultura senza essere giudicati.
Per fare questo il nostro obiettivo è quello di invitare tutta la collettività ad agire nella società in modo positivo permettendo dei cambiamenti. Vogliamo permettere tutto questo invitando le persone, attraverso post o video interattivi, a riunirsi passando insieme del tempo per conoscersi meglio e capire che è una cosa senza senso giudicare e discriminare gli altri solo per la loro lingua.
Siamo certi del fatto che all’interno della nostra società ci siano molti casi in cui non si tiene minimamente in considerazione come poter fare per evitare che si creino questi problemi con il plurilinguismo. Secondo noi sarebbe importante che gli stranieri appena arrivati nel nostro paese, venissero integrati all’interno di gruppi in base all’età, in cui i partecipanti possano parlare liberamente in lingue diverse, confrontandosi e raccontando magari le loro esperienze, le loro preoccupazioni o anche semplicemente facendo giochi (ovviamente compreso l’italiano), in modo che nessuno si senta escluso, ma soprattutto con lo scopo di far rendere conto a tutti i partecipanti che indipendentemente dalla lingua siamo tutti uguali, con gli stessi bisogni e gli stessi sentimenti.
Ora è il nostro momento, dobbiamo farci sentire e rispettare combattendo contro questi stereotipi e pregiudizi!
#ognilinguavale #traduciamociinsieme #linguevive
VUMP >> Viva la varietà
La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche” dice l’art. 6 della nostra costituzione. Attuare l’articolo è un dovere di ogni cittadino in quanto tale. È di conseguenza un diritto ricevere un educazione sull’argomento. È proprio ciò che si prefigge VUMP: arrivare ai più giovani.
#plurilinguismo #vump #inclusione #lingue #varietà